Uno quando diventa bersagliere una volta resta bersagliere per sempre.
Il contratto è indissolubile.
Antonio Bassis, classe 1921, anni 76, è l’emblema di questo postulato. Foto di bersaglieri, documenti di bersaglieri, stile di bersagliere, consigliere della sezione bersaglieri, passo da bersagliere, moglie bersagliera (informata su tutti i movimenti bersagliereschi del marito). Per Bassis essere bersagliere è un vocazione uno stile di vita, al quale si adeguano solo pochi eletti che alla Domenica scattano sull’attenti e, cappello piumato in testa,non disdegnano di trottare di corsa fra due ali di folla. Così, anche se è passata da un pezzo la settimana. Il bersagliere Bassis ha fatto la guerra d’ Africa nel 41 : aveva 20 anni. E c’è rimasto 23 mesi, praticamente due anni. Il 20 luglio del 41 Bassis sbarca a Tripoli assegnato all’ 8° Rgt. bersaglieri divisione corazzata Ariete. La guerra è imprevedibile oggi è qui domani là, alcuni vanno avanti,altri restano indietro: un garbuglio indecifrabile. Come l’Orlandi si era salvato da morte certa stando appiattito dietro una rupe, così Bassis deve la sua vita a una buca nel deserto. Vi si lancia. E sta lì. Poco distante passano panzer tedeschi e carriole italiane. Fischiano granate. Dopo un po” di tempo passa vicino alla sua buca un carro armato della Divisione Centauro. Chi sei ? Cosa fai qui? Bassis racconta. Gli dicono di salire sul carro. Sale. Alla Ariete aspettano il Bassis invano. Dopo qualche giorno che non lo vedono arrivare viene ufficializzata la sua scomparsa: Antonio Bassis da Grassobbio è dato per disperso. E quel che è peggio avvertono a casa che l’Antonio non si trova più.
Per due lunghi anni a casa Bassis non hanno saputo niente del loro giovanotto. Che intento combatteva invece su altri fronti. Ma più che altro faceva ritirate. Ne ha fatte tre. Poi recuperavano posizioni. E un giorno conquista Tobruck. Una sera il Bassis e altri bersaglieri vengono sorpresi da soldati marocchini che li consegnano agli Inglesi. Al nemico in pratica. E” prigionia. Lo portano a Casablanca, lo caricano su una nave. Gli italiani giù nelle stive al buio, senza aria; i tedeschi, pure loro prigionieri, sopra al sole, i signori. Partono. “L’era un transatlantico”colorisce anche nei toni il Bassis. Dove si va non lo dicono. E’ una fila dell’accidenti. Sbarcano a Boston; prendono le impronte digitali a tutti ; li vestono di blu, li portano in un campo di concentramento in New Messico. Per un momento l’ Antonio ha pensato che era finita. Poi invece tutto si aggiusta la giornata passa nelle piantagioni di cotone; Bassis fa anche un po’ di sport : la boxe. Lo spostano a El Paso, a Fort Bix, a San Bernardino in California. Qui trova una famiglia ospitale, si mette alle sue dipendenze. Quasi quasi che resto in America, pensa il Bassis. Ma un giorno lo riprendono e lo imbarcano di nuovo e lo portano nel mar mediterraneo. Lui soldato d’Italia, prigioniero per colpa dell’Italia, a casa è un problema senza lavoro, senza soldi. Con quei dollari che ha mandato dall’America suo padre gli compra due caprette. Va in Svizzera. Poi torna a Bergamo. Si sposa. Ha figli e nipoti. Per un periodo di ferie non usufruite durante il sevizio militare nel ’41 gli riconoscono 164 lire.
Riconoscimenti.
Antonio Bassis bersagliere di prima linea è stato insignito della Croce di bronzo al valore militare e della Croce al merito di guerra. Nel ’87 l’Ass. Naz. Bers. gli conferisce l’attestato di benemerenza con medaglia d’oro per le campagne del ’41-’42-’43. Suo padre Giuseppe Bassis di Grassobbio cavaliere di Vittorio Veneto è anche lui valoroso soldato riconosciuto con due Croci e tre medaglie distinguendosi nel ’11 in Turchia e nella prima guerra mondiale.