Vestiario alla Fondazione 1836
Alla Fondazione del Corpo il corredo era costituito anche per i bass’ufficiali dai seguenti capi: un cappello, un cappotto con saccoccia sul petto, una giubba, un paio di pantaloni con chiusure a bottoni che si aprivano “anche nel mezzo per non perdere tempo nelle occorrenze”, due camicie, una mantellina (detta pellegrina), un berretto, due paia di scarpe (uguali per i due piedi), un sacco di tela, una borraccia, una gavetta in latta, un cucchiaio, uno zaino e oggetti diversi. Si noti che non venivano date né calze, né mutande, soltanto nel 1837 compaiono le mutande a spacco posteriore; e solo nel 1841 vengono distribuiti i sottopiedi.
Di forma tonda doveva servire a riparare la nuca dagli ardori del sole e dalle intemperie, a tale scopo la falda larga era ricoperta di tela cerata. Internamente portava una corona di ferro per difendere il capo dalle sciabolate della cavalleria nemica. Anteriormente portava un trofeo in ottone raffigurante due carabine incrociate e una tromba, e per sfondo una coccarda azzurra che era il colore di Casa Savoia. Attualmente viene usata la coccarda tricolore a tutti ben nota.
Tipico dei bersaglieri il berretto ornato di pennacchio di penne di gallo cedrone (o urogallo) per la truppa, e di piume di struzzo color verde per gli ufficiali. Ma dopo pochi anni dalla fondazione anche gli ufficiali vennero uniformati alla truppa. Il berretto conosciuto come Vaira di color nero è portato inclinato sul capo. #vaira #cappellopiumato
Serviva per riparare l’occhio destro, quello utilizzato per prendere la mira, dai raggi del sole. Questo ornamento era già tipico dei corpi di cacciatori dei vari eserciti dell’epoca; per meglio occultarsi si ponevano sul copricapo penne e pennacchi, un principio cioè di quella che poi si chiamerà mimetizzazione. Inizialmente gli ufficiali lo portavano di piume verdi, poi venne unificato e inserito un apposito passante a trapezio posto sul lato destro del cappello mediante un gambo di filo di ferro. La “cupola” alta e pronunciata, era tagliata dai Bersaglieri e poi ricucita all’altezza della fascia di tela cerata per renderlo più maneggevole e bello. Sul trofeo oggi si porta il numero del Battaglione, ma i vecchi Bersaglieri, pur cambiando reparto, portano sempre il numero del primo Battaglione di appartenenza. #piumetto #piumettobersaglieri
Le origini di questo copricapo risalgono ad un vecchio berretto di lana grigia puntata di rosso in uso nei reparti piemontesi per i servizi di fatica. Fu cambiato da Lamarmora in uno di lana cremisi più tondeggiante con fascia frontale turchina e fiocchetto terminale cremisi, da portare sotto la Schakos calato fino alle orecchie per proteggersi dal freddo. Durante la Campagna di Crimea 1855, mancando tali berretti, furono sostituiti provvisoriamente dai fez acquistati dagli Zuavi francesi. Fu dai Bersaglieri svuotato dall’imbottitura che lo rendeva rigido e portato floscio sulla nuca. Oggi si porta con un fiocco blu supportato da un lungo cordone, viene piegato in modo che aderisca come una ventosa, internamente alcuni cucivano un pettinino per non farlo cadere durante la corsa, altrimenti sono …guai. Secondo altre versioni in merito al Fez si ritiene che in origine i Bersaglieri indossavano come copricapo un berrettino di maglia color turchino con un fiocco rosso (shakos) che proteggeva dal freddo le orecchie e poteva essere portato sotto il cappello. Poi in Crimea (1855), entusiasmati dal valore dei Fanti Piumati, gli zuavi reparti speciali del Corpo di spedizione francese, offrirono in segno di ammirazione il loro copricapo agli stessi bersaglieri in onore del loro coraggio nella battaglia di Cernaia. Il Fez è divenuto poi ed è tuttora un emblema di orgoglio dei bersaglieri. #fez #fezbersaglieri
Il passo di corsa
Il passo di corsa del Bersagliere è dovuto unicamente alla convinzione e alla costanza di La Marmora che lo riteneva indispensabile come mezzo per l’attività ginnica e come principio mentale della necessità di fare presto ma di fare anche bene, in quanto egli reprimeva severamente ogni tendenza ad esagerare la cadenza ed a passare quindi ad una corsa sfrenata.
La Corsa
Nei reparti Bersaglieri si insisteva sul passo accellerato con cadenza di 140 passi al minuto e lunghezza di cm.86. La corsa è simbolo di giovinezza, dinamismo, vigoria fisica. Rappresenta la rivalsa, forse la protesta contro la monotonia di tutti i giorni ed è la caratteristica che ha sempre contraddistinto i bersaglieri sin dalla nascita. Correvano in quel lontano 1836 quando dopo un periodo di duro addestramento uscirono per la prima volta dalla caserma Ceppi di Torino scatenando entusiasmo tra i torinesi. E continuarono a correre lasciando incredulo re Carlo Alberto di Savoia allorquando alla Basilica di Superga si trovò di fronte gli stessi bersaglieri che aveva lasciato poco prima a Palazzo Reale. Da allora sempre di corsa!
Guanti neri, cappello e scarpe
Sono elementi facenti parte della prima uniforme. In particolare i Guanti neri all’epoca segno di distinzione, vennero adottati tre anni dopo la Fondazione del Corpo (1839). La Marmora li volle di colore nero dopo averli sperimentati blu scuro come la divisa, purtroppo però quest’ultimi perdevano colore.
La Sciabola
La Sciabola con l’elsa dorata e testa di leone del 1850 sostituì quella con elsa a pomo del 1836. Nel 1856, dopo la Campagna di Crimea, fu lo stesso Lamarmora a volerla modificare e a realizzarla sullo stile di quella turca, ossia con la lama ricurva perché aveva fendenti più efficaci. Da allora rimase in dotazione ai soli ufficiali dei Bersaglieri. A tale proposito si annota che i primi ufficiali dei Bersaglieri montavano a cavallo. Inizialmente portavano una dragona dorata poi subito abolita.
Introdotta nel 1898 su proposta del Capitano Luigi Natali, per dare ai Bersaglieri una certa mobilità, è diventata il simbolo di tante generazioni e ad essa è legato il mito di Enrico Toti. Chiamata affettuosamente carriola, era pieghevole per poter essere spalleggiata durante gli assalti; aveva le gomme piene e portava una sacca a forma di cartella sulla canna. I modelli di bicicletta si differenziavano a seconda del destinatario, che egli fosse fuciliere, mitragliatore, porta munizioni. La bicicletta degli ufficiali era provvista di campanello e freni a bacchetta. Attualmente ve ne sono numerosi esemplari conservati con cura nelle sezioni dell’Associazione Nazionale Bersaglieri che hanno istituito numerosissime pattuglie ciclistiche. #carretta #carrettabersaglieri #biciclettabersaglieri
Motocicletta
Entra in funzione nel 1936 e successivamente si aggiungono le VTT e le VCC creando così i primi reparti meccanizzati del rinato Esercito Italiano.
Derivanti dall’allegria portata dalle fanfare, accompagnavano i Bersaglieri durante la corsa. Inizialmente erano tutte canzoni popolari opportunamente modificate nel testo e nel ritmo, successivamente presero spunto da episodi o fatti d’Armi riguardanti il Corpo. A titolo d’esempio ricordiamo l’ormai universale Flik Flok tratto da una polka dell’epoca e canzonato da Hertel.
Il colore cremisi
Comparve nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali. Oggi è conservato nelle fiamme.
Il fregio è in metallo di colore oro. Esso rappresenta una bomba da granatiere su cui brucia la fiamma delle sette lingue, una cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. A differenza dei trofei delle altre armi, dove la fiamma sale dritta, quella del Bersagliere è inclinata, sfuggente, quasi a rappresentare la corsa, l’assalto, la vita e la generosità. #fregiobersaglieri
Dal collo al fianco destro un cordone verde per reggere la fiaschetta della polvere da sparo per caricare la carabina, in seguito indossato con l’uniforme da parata.
Il Bersagliere trombettiere
Nato al seguito della prima compagnia, serviva in tempo di pace ad avvisare la gente del sopraggiungere dei bersaglieri, i quali andavano con passo accelerato o di corsa. In guerra, suonava la carica negli assalti. Il trombettiere era la voce del comandante trasmettendone gli ordini attraverso i segnali, e sostituiva il tamburo adottato da sempre dalla normale fanteria. Con la costituzione del primo battaglione, aumentarono anche i trombettieri, che riuniti insieme formarono il primo abbozzo di fanfara. Essi, dotati di trombe in Sibemolle, si dilettavano nel gareggiare tra loro inventando squilli e suonate sempre più frenetiche e dalle note acute.